Con una recente ordinanza, il Tribunale di Bergamo, nel decidere su un ricorso ex art. 700 c.p.c. presentato da un soggetto vittima della nuova truffa chiamata, in gergo, “Money Mule” ha offerto interessanti spunti di riflessione in materia cautelare.
Nello specifico, il caso riguardava un cittadino, vittima di una sofisticata truffa online, che aveva chiesto al Tribunale di bloccare le somme già accreditate su un conto corrente e di ottenere l’identificazione del beneficiario del bonifico fraudolento.
Il Tribunale di Bergamo ha rigettato il ricorso, fornendo però una preziosa guida, in materia cautelare, sui requisiti richiesti dalla giurisprudenza più recente, in caso di lamentate truffe.
I Tre Pilastri della Tutela Cautelare
1.- STRUMENTALITÀ: Il Nesso tra Cautelare e Merito
Errore frequente: Molti ricorsi falliscono perché manca coerenza tra il soggetto contro cui si chiede la misura cautelare e quello che sarà convenuto nel giudizio di merito.
Nel caso vagliato dal Tribunale di Bergamo: la cautela era stata richiesta solamente contro la banca su cui erano state accreditate le somme oggetto di truffa.
Sul punto, il giudice ha precisato che “la tutela cautelare deve essere funzionale al successivo giudizio di merito” vale a dire che la successiva azione risarcitoria si sarebbe dovuta esercitare nei confronti del truffatore.
2.- FUMUS BONI IURIS: Oltre la Semplice Denuncia
La apparenza del diritto non può basarsi solo su denunce o querele. Il Tribunale ha sottolineato che “non basta allegare di essere stati truffati“: occorre dimostrare la responsabilità specifica del soggetto convenuto senza trascurare che la valutazione include anche eventuali profili di colpa concorrente della vittima.
3. PERICULUM IN MORA: L’Irreparabilità come Discrimine
Qui risiede il cuore della decisione di Bergamo. Il Tribunale ha stabilito un principio cristallino: “Il mero danno patrimoniale, di per sé pienamente risarcibile, non integra il requisito dell’irreparabilità del pregiudizio“.



